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"Sono almeno tre i motivi che rendono culturalmente e storiograficamente rilevante l'iniziativa di proporre ai lettori italiani questo lavoro. In primo luogo perché esso fornisce una visione di sintesi, che l'autore opera districandosi e orchestrando una letteratura che conosce come pochi, della violenza politica perpetrata dai franchisti, dalla sollevazione militare del 17-18 luglio del 1936 al declinare degli anni quaranta. In secondo luogo perché se scarsamente nota era da noi la qualità della violenza politica nella guerra civile e nel franchismo, del tutto ignota era la sua articolazione minuta nell'universo penitenziario e concentrazionario, con i suoi dispositivi di riscatto e redenzione attraverso l'indottrinamento e il lavaggio del cervello, che utilizzò come ideologia quel singolare intreccio di cattolicesimo, patriottismo nazionalistico e anticomunismo noto con il nome di nazionalcattolicesimo. La terza ragione che fa apprezzare la pubblicazione del volume riguarda la preoccupazione costante del suo autore di collocare le proprie argomentazioni e riflessioni nel contesto del più recente dibattito spagnolo sul recupero della memoria storica, anche nella prospettiva di superare l'oblio del passato che contraddistinse gli anni della transizione." (dalla Prefazione di Alfonso Botti)